Solo muri, siamo inglesi. C’è la barriera anti profugo

Calais, la barriera per impedire ai disperati di salire sui camion diretti nel tunnel della Manica, è costata 2,7 milioni di euro: denaro stanziato dal governo. Il cantiere è stato chiuso a tempo di record nell’indifferenza generale

di Ilario Pedrini

Non occorre scomodare il presidente americano Donald Trump e i disperati del Messico che vogliono attraversare il confine. I muri li abbiamo in casa. In un periodo in cui anche l’Italia ha deciso di chiudere i porti, gli inglesi non si mostrano diversi. Il muro di Calais, pensato per impedire ai profughi di introdursi nei camion diretti nel tunnel della Manica, è realtà.

Si tratta di una barriera: un blocco per giovani uomini e donne che cercano di uscire dall’ “ex Giungla” per cercare una vita migliore in Gran Bretagna, dove in alcuni casi ci sono parenti che là abitano e che li accoglierebbero in casa.

Il muro è costato 2 milioni e 700.000 euro: denaro sborsato senza alcuna difficoltà dal Regno Unito. Sorge a poche centinaia di metri dalla former jungle.

Lo chiamano «il grande muro». È stato voluto dal governo di Londra per impedire qualsiasi accesso dei migranti dalla Francia all’Inghilterra. È stato pensato, progettato e realizzato a tempo di record: tre mesi di lavoro.

È sorto dopo che sono state costruite altre barriere: quella in Ungheria, quella in Macedonia e quella costruita poco più di un mese fa in Germania, a Monaco di Baviera. Insomma è un’Europa di cemento, quella in cui viviamo adesso.

È un altro segnale molto chiaro dato dai Britannici all’Unione Europea dopo il voto sulla Brexit. Come scrive il Fatto Quotidiano, il Regno Unito, mette la firma su questa opera di chiusura. E lo fa confermando una linea non comunitaria, dopo avere detto no alla ridistribuzione dei migranti, alle politiche di accoglienza europee. «Una divisione tra due Paesi occidentali che in passato avevano invece criticato l’intolleranza mostrata verso gli immigrati nella zona dei Balcani e nell’Europa orientale».

È alto quattro metri e lungo un chilometro. Probabilmente non è insormontabile ma ha un grande valore in termini di immagine di messaggio lanciato a Bruxelles oltre che ai disperati che vorrebbero scavalcarlo.

La struttura, dotata di telecamere di sorveglianza, ha tutto: recinto di protezione in ferro e filo spinato già eretto nella zona per impedire l’accesso al porto.

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